sabato 7 aprile 2012

Manuela Marrone e Rosy Mauro? Come Lady Macbeth. Il Trota? Come le figlie avide di Re Lear

La vicenda di Umberto Bossi è letteraria. Non mi riferisco al ciarpame messo in campo per animare il copione: l’ampolla con l’acqua del Po, le cravatte verdi, il turpiloquio, il dito medio alzato verso Roma. Quello è marketing.

Mi riferisco alla vicenda familiare, che non è tinta del verde della rosa camuna ma del nero della tragedia shakespeariana.

Manuela Marrone, la moglie, e Rosy Mauro, la super badante e vice presidente del Senato, sembrano creare insieme una Lady Macbeth sdoppiata: il personaggio che si caratterizza per la sua sete di potere.

Quando Lady Macbeth riceve una lettera dal marito in cui le annuncia che tre streghe gli hanno preannunciato che sarà il futuro re di Scozia, William Shakespeare le fa pronunciare un monologo tra i più raffinati della letteratura mondiale. Il monologo dell’ambizione:

«Ma non mi fido della tua natura:
troppo latte d'umana tenerezza
ci scorre, perché tu sappia seguire
la via più breve. Brama d'esser grande
tu l'hai e l'ambizione non ti manca;
ma ti manca purtroppo la perfidia
che a quella si dovrebbe accompagnare.
Quello che brami tanto ardentemente
tu vorresti ottenerlo santamente:
non sei disposto a giocare di falso,
eppur vorresti vincere col torto. [...]
Ma affrettati a tornare,
ch'io possa riversarti nelle orecchie
i demoni che ho dentro,
e con l'intrepidezza della lingua
cacciar via a frustate
ogni intralcio tra te e quel cerchio d'oro
onde il destino e un sovrumano aiuto
ti voglion, come sembra, incoronato.»
(Macbeth, Atto I scena V)

Anche il figlio Renzo – Trota, bulimico di porche e cariche politiche, è sovrapponibile con i personaggi di Shakespeare.

Ricorda Goneril e Regan, le figlie di Re Lear, cui il padre – in preda della vanità senile - concede territori del suo regno in cambio delle loro lusinghe.
Infine lui, l’Umberto, che promette ai suoi elettori giustizia e onestà contro il nemico “Roma ladrona” e si fa scoprire con le mani nel sacco, tradendo la fiducia che il popolo leghista gli aveva concesso: «mostro d’ingratitudine, l’uomo» (Re Lear, Atto III scena II).

2 commenti:

  1. Complimenti Flavia con le tue riflessioni sei riuscita a trovare (cosa molto difficile viste le notizie che continuano ad arrivare sul caso Bossi- Belsito)un aspetto poetico e drammatico in una vicenda così squallida e grottesca. Mi è piaciuto in particolare il parallelismo che hai colto tra la storia di Lady Macbeth e l'operato di Manuela Marrone e Rosy Mauro. Peccato che le signore in questione, più che il citato personaggio shakesperiano, ci ricordino tanto Vanna Marchi e Mamma Ebe.

    Ciao Flavia

    Buona Pasqua

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    1. Lady Macbeth, malgrado fosse più poetica, non era certamente meno squallida!

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