martedì 24 aprile 2012

Sarkozy cerca di intercettare i voti di Le Pen: beve vino (è astemio), e tira fuori l’argomentazione bomba anti migranti

Mestiere duro la politica. Ieri Nicolas Sarkozy, presidente uscente della Repubblica francese, è andato a Tours a caccia di voti in vista del ballottaggio del 6 maggio con Hollande.
Non solo ha dovuto degustare i vini locali (sembra che Sarkozy sia astemio), ma ha dovuto anche tirare fuori il vecchio cavallo di battaglia della difesa del suolo patrio, nel tentativo di intercettare i voti di Marine Le Pen, leader del Front National:
«L'Europa che non regola i suoi flussi migratori, che non difende le sue frontiere, che apre il suo mercato senza una contropartita, è finita!»
I migranti sono l’agnus dei della destra, la vittima sacrificale che diventa un’argomentazione chiave di sicuro successo.
Il 14 marzo scorso Roberto Maroni, invitato all’Università dell’Insubria a Varese, aveva svelato questo espediente riferendosi alle uscite razziste di Borghezio e di altri militanti:
«Un po' ci abbiamo marciato, un certo atteggiamento ci garantiva consenso».

domenica 22 aprile 2012

Lo spazzino sta all’operatore ecologico come la prostituzione sta al burlesque

Che bello l’eufemismo! Êu “bene” phēmi “parlare” rende tutto più soffice, comodo, accettabile, pudico, decente. Lo spazzino diventa operatore ecologico, il cieco non vendente, la prostituzione burlesque.

Nelle “eleganti” serate a casa di Silvio Berlusconi Iris Berardi sembra si travestisse da Ronaldinho, Nicole Minetti da suora, Barbara Guerra da poliziotta…

Una messa in scena che l’ex premier ha definito “burlesque”.


Ps. Uomini, per favore, spiegateci qual è il richiamo erotico di una donna vestita da Ronaldinho.

venerdì 20 aprile 2012

La lega butta i soldi dalla finestra. E nelle proprie tasche

"È mio". Dovrebbe essere questo l'urlo di battaglia della Lega, altro che "Roma ladrona". Dalle ultime news del Carroccio è emerso che anche l'ex ministro Calderoli fosse afflitto dal pezzentismo, malattia studiata nelle università di tutto il mondo che consiste nel comportarsi da pezzente pur avendo entrate economiche nettamente superiori alla media degli italiani. A quanto pare, la sua casa di Roma veniva pagata dal partito per la modica somma di 2.200 euro al mese. Umberto Bossi esprime solidarietà ai poveri malati di pezzentismo con un'argomentazione che fa acqua da tutte le parti: «I soldi erano nostri, il partito può anche buttarli dalla finestra» Dalla finestra potrebbe avere un suo populistico senso, dentro le proprie tasche non ha neanche quello.

giovedì 19 aprile 2012

C'è il sogno di Luther King nella collana di dvd "Le parole che hanno cambiato il mondo" del Corriere della sera

Il blog Discorsi potenti seguirà le uscite della collana del Corriere della sera "Le parole che hanno cambiato il mondo", così come lo scorso anno ha seguito la collana di libretti "La forza delle parole" dell'Espresso. Aldo Grasso, il curatore, ha deciso di partire con il classico dei classici: "I have a dream" di Martin Luther King (Washington, agosto 1963). Riproponiamo il commento pubblicato lo scorso anno. Che dire di "Ho un sogno", Il discorso dei discorsi, il discorso per antonomasia? In "Ho un sogno" c’è tutto: passione, fermezza, sfida, ritmo. Ma, soprattutto, c’è azione. Volontà di cambiare l’America subito, nel momento stesso in cui quel discorso viene pronunciato. King ci riesce: dopo I have a dream, i bianchi, i neri, la politica, la cultura, il mondo hanno fatto un passo avanti verso l’uguaglianza e la libertà. Nel discorso al Lincoln Memorial di Washington dell'agosto 1963, il pastore non chiede agli afroamericani di pazientare, di essere ragionevoli, di aspettare tempi opportuni. Al contrario: «Siamo venuti in questo luogo sacro anche per ricordare all’America la fiera urgenza dell’oggi. Non è questo il momento per concedersi il lusso del raffreddare gli animi o di prendere la medicina tranquillante della gradualità. Ora è il tempo di rendere reali le promesse della democrazia. Ora è il tempo di sollevarsi dalla scura e desolata valle della segregazione, per percorrere il sentiero assolato della giustizia razziale. Ora è il tempo di sollevare la nostra Nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale, portandola verso il terreno solido della fratellanza. Ora è il tempo di rendere la giustizia una realtà per tutti i figli di Dio» Nell’aprile del 1963, pochi mesi prima del discorso del Linlcoln Memorial, King era stato arrestato a Birmingham. In prigione aveva letto un articolo di giornale firmato da otto ecclesiastici bianchi locali che definivano l’attivismo di King «poco saggio e prematuro» ("Birmingham News", 13 aprile 1963). King risponde ribadendo la necessità di agire nell’immediato e con decisione. Un atteggiamento che convoca all’azione gli afroamericani, che accresce il suo capitale di fiducia. Un atto linguistico. Molto di più su I have a dream nel mio libro “Discorsi potenti”.

lunedì 16 aprile 2012

Discorsi potenti collezione. Pillole di retorica







Nicola Del Duce mi ha segnalato una pillola per la reto-collezione: il monologo di Al Pacino nel film Scent of a woman del 1992.






È la storia di Charles Simms, originario dell’Oregon, che frequenta l’esclusiva scuola Berd di Boston nella quale si forma la classe dirigente del Paese.






A differenza dei suoi compagni, Charles ha origini umili e cerca di mantenersi con qualche lavoretto, come fare da accompagnatore al cieco colonnello Slade.






Un giorno vede un gruppo di ragazzi della scuola danneggiare l’automobile del preside. Quest’ultimo gli propone un accordo che ha il sapore della corruzione: se Charles farà i nomi dei colpevoli, il preside gli farà avere una lettera di referenze per andare a Harvard.





Il preside mette in piedi una sorta di processo, convocando la commissione di disciplina dei docenti e degli studenti. A sorpresa, appare Al Pacino-colonnello Slade per prendere le difese di Charles, spiegando all’uditorio che per un’anima amputata non esiste protesi:





Preside: Signor Simms le offro un’ultima chance per dire la verità.

Colonnello Slade: Il signor Simms non la vuole. Non gli interessa l’etichetta di studente ancora degno della Berd School. Ma che significa? Qual è il vostro motto qui. Basta denunciare i propri compagni per salvarsi il culo? E chi non fa la spalla viene mandato al rogo? Beh, signori miei, quando piove la merda, c’è molta gente che scappa e pochi altri che tengono duro. E qui Charlie affronta il fuoco mentre George si nasconde dentro le mutande di papà. E voi che cosa fate? Decidete di salvare George e di distruggere Charlie.

Preside: Ha finito signor Slade?

Colonnello Slade: No, no amico mio, ho cominciato appena. In non so chi ha frequentato questa scuola. Guglielmo Howard Tell, Guglielmo Jenny Bryle, Guglielmo Tell. Chiunque sia il loro spirito è morto. E, se ce l’hanno mai avuto, è scomparso. Alla Berd state forgiando dei serpenti. Razza di viscidi conigli spioni. E se credete di portare questi cuccioli alla virilità, scordatevelo signori miei. Perché o vi dico che state uccidendo proprio quello spirito che questa istituzione pretende di infondere. Che truffa! E cos’è questa pagliacciata che avete messo su oggi. L’unico attore di classe di questa farsa è accanto a me e io affermo che l’anima di questo ragazzo è intatta. Non è negoziabile. E sapete come lo so? Qualcuno qui, e non starò a dirvi chi, lo voleva comprare. Ma il nostro Charlie non era in vendita.

Preside: Lei sta esagerando.

Colonnello Slade: Glielo faccio vedere io che cosa vuol dire esagerare. Lei non sa che cosa divento quando esagero, Signor Trust. Glielo farei vedere ma sono troppo vecchio, troppo stanco e anche troppo cieco. E se fossi l’uomo che ero cinque anni fa, oh io verrei con il lanciafiamme in quest’aula.

Preside: La smetta.

Colonnello Slade: Ma la smetta lei, piuttosto. Con chi crede di parlare? Ho girato il mondo, cosa crede? C’è stato un tempo in cui ci vedevo. E allora ho visto. Ragazzi come questi, più giovani di questi con le braccia strappate, le gambe brutalmente lacerate. Ma non c’è niente, niente di peggio che assistere alla stupida amputazione di un’anima, perché… perché per quella non c’è protesi. Voi pensate di rispedire questo splendido soldato alla sua casa dell’Oregon con la coda tra le gambe. Ma io vi dico signori che voi state condannando a morte la sua anima. E perché? Perché non è uno della vostra Berd? Un privilegiato. Ferite questo ragazzo e infangherete la Berd tutti quanti. E voi Harry, Jimmy, Trent, dovunque siate laggiù, andate a fare in culo.
[…]
Entrando qua dentro ho sentito queste parole. La culla della leadership. Beh, quando il supporto si rompe, cade a pezzi la culla. Ma è già caduta, è già caduta. Fabbricanti di uomini, creatori di leader state attenti al genere di leader che producete qua. […] Quest’uomo [riferito a Charlie] non venderà mai nessuno per comprarsi un futuro. E questa si chiama onestà. Si chiama coraggio. E, cioè, quelle cose di cui un leader dovrebbe essere fatto.





Guarda il video (non lo carico perché è pensatissimo!).
Scent of a woman è il remake americano di Profumo di donna di Dino Risi (1974).






giovedì 12 aprile 2012

Lega. Dizionario della crisi. T come Trota

C’è chi è pie’ veloce come Achille e chi è trota come Renzo Bossi.

A ognuno il suo epiteto.

Lega. Dizionario della crisi. S come Scopa

È il nuovo simbolo dei leghisti che pretendono moralità nel partito. Nel raduno di Bergamo del 10 aprile, il popolo padano si è presentato con le scope di saggina in mano.

Da Alberto da Giussano alla ramazza.

Lega. Dizionario della crisi. P come Pollaio

Torniamo sempre lì, al cerchio magico (vedi C) e ai suoi componenti. Dopo lo scandalo che ha portato alle dimissioni di Bossi padre e figlio, i poveri militanti traditi, umiliati e offesi hanno chiesto pulizia:

"L'è ura de neta' fo' ol poler", è ora di pulire il pollaio.

Una miscela di pragmatismo e folklore leghista. Non è ora di arricchire il panorama culturale ad altre correnti filosofiche e ad altre tradizioni?

Lega. Dizionario della crisi. K come Kooly noody o Culi nudi

Ogni fine impero ha la colonna sonora che merita. L'epilogo dell'impero del cerchio magico è accompagnato dal Kooly noody, motivetto cantato dal bel Pier Mosca (Piero Moscagiuro), ex poliziotto e, pare, fidanzato di Rosy Mauro la badante asina (vedi A e B).

Godetevelo (cliccate qui)

Lega. Dizionario della crisi. C come Cerchio magico

È l'espressione star della stagione. Si riferisce al gruppo di potere che si è stretto intorno a Umberto Bossi, dopo la malattia del 2004. Il cerchio era composto da Rosy Mauro, vice presidente del Senato; il Trota-Renzo Bossi (vedi T); Marco Reguzzoni, ex capo gruppo della Lega; ma anche dagli onorevoli Paola Goisis e Marco Desiderati.

La solennità del potere sacrale dei "cerchisti" è oggi messa in discussione dal loro nuovo appellativo: "kooly noody" o "culi nudi" (vedi K).

Lega. Dizionario della crisi. B come Barbari sognanti

Sono i "Bobo boys", i fedeli di Bobo-Roberto Maroni. Cito dal loro sito http://www.barbarisognanti.org/ perché il livello è ineguagliabile:

"Si aggiravano nei nostri territori, ma non sapevano di essere tanti, sono i Barbari Sognanti.
Sono le donne e gli uomini del Nord, fra i quali tantissimi giovani, che sostengono un’idea che viene da lontano, un'ideai che ha fatto e fa la storia della lotta per l’indipendenza della Padania, da chi ha aperto la strada alla dignità dei popoli, all'Europa delle Regioni. Sono i giovani che alimentano la linfa di un sogno che deve diventare realtà, i nuovi guerrieri, molto forti e un po’ cattivi se serve, che ricevono il testimone dai vecchi saggi per supportarli nella loro battaglia di libertà. Ora i Barbari Sognanti si organizzano attraverso internet per realizzare il loro sogno, assieme a tutti gli altri che ci hanno creduto, ci credono e ci crederanno: la Padania. La comunità virtuale è aperta a tutta la Gente del Nord, e ha come unico scopo sostenere il Sogno, quello di un Nord libero ed indipendente, senza vincoli e compromessi con Roma. Tutte le donne e gli uomini liberi del Nord possono aderire, perché si può sognare a qualsiasi età, perché prima di tutto viene la nostra identità, quella di Padani."

Dopo lo tsunami che ha colpito la Lega, sembra che i Barbari si siano finalmente svegliati dal loro torpore e reclamino le teste dei traditori. Oppure si erano già svegliati da tempo. Sono loro che hanno servito la polpetta avvelenata a Bossi, facendola soffiata ai giudici?

Lega. Dizionario della crisi. B come Badante

La "badante" è Rosy Mauro (vedi A di Asina), militante leghista e vicepresidente del Senato. È stata definita in questo modo per il suo ruolo di supporto al "capo", Umberto Bossi, dopo l'ictus che lo ha colpito nel 2004.

Nelle foto e nei video degli ultimi otto anni, Rosy è sempre al suo fianco, per questo è considerata una delle vestali del cerchio magico (vedi C), recentemente rivelatosi un buco nero: un'area di spazio dotata di attrazione gravitazionale talmente elevata da attrarre al suo interno vile denaro; lauree svizzere o inglesi rispettivamente per la badante e il figlio del capo; lavori di ristrutturazione per la casa del capo; investimenti in Tanzania; argent de poche, nonché porche sempre per il figlio del capo.

Lega. Dizionario della crisi. A come Asina


È la definizione che ha dato di se stessa Rosy Mauro, "badante" (vedi B) di Umberto Bossi e vice presidente del Senato.

L'auto-insulto è stato usato dalla Rosy medesima per scrollare da sé l'accusa di aver comprato la propria laurea in Svizzera, con i soldi della Lega, per la modica cifretta di 60 mila euro.

"Non ho preso nessuna laurea all'estero: io ero un'asina a scuola, non mi ha mai sfiorato l'idea di iscrivermi in un'università svizzera"

Bene. Forse, in qualità di asina, non l'avrebbe mai dovuta sfiorare l'idea di fare la vice presidente del Senato.

sabato 7 aprile 2012

Manuela Marrone e Rosy Mauro? Come Lady Macbeth. Il Trota? Come le figlie avide di Re Lear

La vicenda di Umberto Bossi è letteraria. Non mi riferisco al ciarpame messo in campo per animare il copione: l’ampolla con l’acqua del Po, le cravatte verdi, il turpiloquio, il dito medio alzato verso Roma. Quello è marketing.

Mi riferisco alla vicenda familiare, che non è tinta del verde della rosa camuna ma del nero della tragedia shakespeariana.

Manuela Marrone, la moglie, e Rosy Mauro, la super badante e vice presidente del Senato, sembrano creare insieme una Lady Macbeth sdoppiata: il personaggio che si caratterizza per la sua sete di potere.

Quando Lady Macbeth riceve una lettera dal marito in cui le annuncia che tre streghe gli hanno preannunciato che sarà il futuro re di Scozia, William Shakespeare le fa pronunciare un monologo tra i più raffinati della letteratura mondiale. Il monologo dell’ambizione:

«Ma non mi fido della tua natura:
troppo latte d'umana tenerezza
ci scorre, perché tu sappia seguire
la via più breve. Brama d'esser grande
tu l'hai e l'ambizione non ti manca;
ma ti manca purtroppo la perfidia
che a quella si dovrebbe accompagnare.
Quello che brami tanto ardentemente
tu vorresti ottenerlo santamente:
non sei disposto a giocare di falso,
eppur vorresti vincere col torto. [...]
Ma affrettati a tornare,
ch'io possa riversarti nelle orecchie
i demoni che ho dentro,
e con l'intrepidezza della lingua
cacciar via a frustate
ogni intralcio tra te e quel cerchio d'oro
onde il destino e un sovrumano aiuto
ti voglion, come sembra, incoronato.»
(Macbeth, Atto I scena V)

Anche il figlio Renzo – Trota, bulimico di porche e cariche politiche, è sovrapponibile con i personaggi di Shakespeare.

Ricorda Goneril e Regan, le figlie di Re Lear, cui il padre – in preda della vanità senile - concede territori del suo regno in cambio delle loro lusinghe.
Infine lui, l’Umberto, che promette ai suoi elettori giustizia e onestà contro il nemico “Roma ladrona” e si fa scoprire con le mani nel sacco, tradendo la fiducia che il popolo leghista gli aveva concesso: «mostro d’ingratitudine, l’uomo» (Re Lear, Atto III scena II).

martedì 3 aprile 2012

Aung San Suu Kyi, come il potere al femminile si traduce nel linguaggio

Il potere delle donne ha un suo linguaggio specifico? È una domanda che rimane aperta, malgrado la fiorente letteratura sul tema e un saltuario interesse dei media alimentato dalla cronaca sociale e politica.

La repubblica di oggi riporta un articolo del premio Nobel Aung San Suu Kyi, eletta al parlamento birmano dopo anni di lotta alla dittatura militare del suo Paese.

Due gli elementi tipicamente femminili che emergono: la narrazione per eventi e il valore profondo attribuito alla bellezza esteriore che non ha nulla a che vedere con la vanità.

Cominciamo dalla narrazione per eventi. Suu Kyi racconta delle condizioni di vita di molte delle donne birmane:
«[…] ci sono alcune donne che fanno lavori molto pesanti: riparano il ciglio della strada, e il pensiero mi rattrista per la terribile fatica cui esse sono sottoposte quando devono rompere le pietre».

Per illustrare la gravità di questa condizione Suu Kyi racconta un evento che, senza troppe parole, colpisce con la forza delle sue immagini:

«Ho impressa negli occhi l’immagine, indimenticabile, di una bambina: era inverno, il freddo era intenso e lei aveva le guance arrossate, e sotto le sopracciglia bellissimi occhi come piccoli fiori. Giocava di fianco alla madre, che lavorava riparando il ciglio della strada, e la polvere e la terra le entravano in bocca».

Ora la bellezza. Aung San Suu Kyi continua il suo racconto.

«Quelle lavoratrici indossano camicie a maniche lunghe e si riparano dal sole, cercando di proteggere la propria bellezza. Si spalmano sulla faccia la Tanaka (crema curativa birmana ndr) poi avvolgono un tessuto sul viso, e sulla testa calcano un cappello. Tutto questo impegno nel salvaguardare la loro bellezza mi sorprende ancora di più.»

Suu Kyi sottolinea come preservare il proprio aspetto esteriore sia un fatto identitario, un impegno per salvaguardare la propria dignità, anche in condizioni di vita e di lavoro estreme e tutt’altro che dignitose. La bellezza salva la persona. Non vanità, dunque, ma slancio vitale.